ROMA – “Noi italiani non siamo secondi a nessuno. Non abbiamo bisogno di seguire influencer né di qualcuno che ci dica che biancheria mettere. Abbiamo la grandezza di un passato che ci dice dove dobbiamo andare”. È un Riccardo Muti patriottico più che mai il Maestro insignito oggi, insieme alla direttrice generale del Cern Fabiola Gianotti, del Premio De Sanctis Europa, prima edizione del riconoscimento attribuito a figure di assoluto rilievo nel panorama culturale, scientifico e letterario europeo, nato in occasione del decennale dello storico Premio De Sanctis. Una cerimonia prevista già a ottobre 2019, ma che, causa pandemia, ha dovuto rivedere i programmi ed è stata divisa in due parti: la consegna oggi nella sede della Farnesina a Roma, alla presenza, tra gli altri, del ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, e di Francesco De Sanctis e Gianni Letta, rispettivamente presidente e presidente onorario della Fondazione De Sanctis. E poi il 25 ottobre a Bruxelles, cuore dell’Europa.
“Muti, artista straordinario che incarna profondamente la cultura italiana ed europea, e la professoressa Gianotti, scienziata e prima donna alla guida del Cern, sono modelli di unione tra arte, scienza e creatività – sottolinea il ministro – Due personalità straordinarie, due cittadini italiani ed europei, che si distinguono per il lustro che hanno portato all’Italia e all’Europa nel mondo”. “Un premio per me speciale – ringrazia la Gianotti – perché sono cresciuta con De Sanctis per i miei studi classici; perché De Sanctis era anche un uomo di scienza; e perché era un uomo che promuoveva una visione unitaria della cultura, l’umanesimo dell’arte e della scienza. Sono convinta – sorride – che il Cern gli sarebbe piaciuto: è un posto dove facciamo ricerca bellissima per capire le forze fondamentali che governano l’universo. Ma è anche un posto in cui lavorano 18 mila scienziati da più di 110 nazionalità diverse, con lingue, religioni, storie, partiti politici differenti. Alcuni, anche da paesi in guerra. Eppure siamo tutti insieme animati dalla stessa passione per la conoscenza e la cultura. Questo, poi, è un premio per l’Europa. E il Cern è un esempio, brillante del successo e dei valori dell’Europa”.
“Dedico questo premio al mio Paese”, la segue il Maestro Muti, ricordando agli ambasciatori presenti le tante onorificenze ricevute negli anni dai loro Paesi. “Solo l’America non mi ha dato nulla. Beh, finche c’è vita c’è speranza”, scherza, tornando indietro nel tempo al 1966, quando fu spedito a Praga per esercitarsi alla vigilia del concorso Cantelli, da cui sarebbe poi partita la sua carriera. “Con il mio piglio napoletano misi in riga un’orchestra di militari, tutti omoni cecoslovacchi – racconta – Ma la sera, da solo, passeggiavo sotto il portone dell’ambasciata italiana con la bandiera che sventolava per sentirmi un po’ a casa. Mai avrei pensato che quelle porte si sarebbero spalancate anni dopo per me con l’Orchestra di Philadelphia. Se ripenso al mio cammino – prosegue – sono fiero di essere nato in Italia e in particolare al sud. Quando mi invitarono al Concerto di Capodanno, alcuni scrissero: cosa ci fa un napoletano a dirigere Strauss a Vienna? Ignoranti, oltre che razzisti, non sapevano che Napoli è stata tra le più grandi capitali d’Europa. Alla faccia loro – sorride – poi a Vienna mi hanno invitato per sei volte. Come dico sempre, la strada che ho fatto la devo agli insegnanti italiani. Quando i giovani mi dicono ‘vengo dalla Royal school di questo o quel posto’, rispondo che io vengo dal Conservatorio di San Pietro a Majella nei cui corridoi camminavano Paisiello, Mercadante, Jommelli. Ho avuto il privilegio di una storia che ci portiamo dietro per tutta la vita come forza e difesa di fronte a tutto il mondo”.
Tra i prossimi appuntamenti del Premio De Sanctis, ricorda il presidente della Fondazione, “il Festival della letteratura Positano racconta, al via il 15 giugno con oltre 40 scrittori” sul tema della ripartenza post pandemia.