Kameryn, pattinatrice ventenne che a Detroit si dedica ad allenare bambine di colore sia sul ghiaccio che fuori pista aiutandole con programmi di autoaffermazione a trovare la fiducia in se stesse. Arianna, 19enne portoricana che ha creato con alcuni coetanei un sistema per filtrare l’acqua e renderla potabile, dopo la tossicità alle falde portate dall’Uragano Maria nel 2017. Kayla, transgender in passato vittima di violenza e con alle spalle un periodo da senzatetto, che si impegna da anni ad aiutare altre donne transgender di colore a Memphis, attraverso la comunità che ha fondato, con la quale offre una casa sicura. Sono alcune delle protagoniste di ‘Impact with Gal Gadot’, la docuserie di National Geographic. Sei puntate di circa 15 minuti ognuna (visibili, una a settimana, sulla pagina you tube di National Geographic e da fine giugno in tv riunite in un unico lungometraggio (approdando così in 142 Paesi) presentata dall’attrice israeliana che è anche coproduttrice esecutiva del progetto, insieme al marito Jaron Varsano (con il quale aspetta il terzo figlio, ndr) e ai registi Vanessa Roth e Ryan Pallotta.
“Dopo il successo di Wonder Woman – spiega Gal Gadot nell’incontro online organizzato dall’American Cinemateque – per mettere a frutto quella notorietà globale, con Jaron, attraverso la nostra società di produzione, abbiamo iniziato a pensare a un progetto per mettere in luce storie di persone che si dedichino agli altri e meritino di essere conosciute. Volevamo comunicare un’ondata di positività, così siamo arrivati all’idea di Impact”. Le protagoniste della docuserie “portano luce e energia nella vita degli altri, hanno tutte una presenza molto forte. Non sono interessate ad avere fama, gloria, o al numero di like, ma a fare del bene alle loro comunità – aggiunge Jaron Varsano -. Viviamo in un’era nel quale dominano lo scetticismo e il sarcasmo dei social media, ma avere la possibilità di conoscere racconti positivi, può ispirarci tutti”. Temi quantomai attuali anche per Gal Gadot, che è finita nei giorni scorsi sotto l’attacco di molti utenti sui social, per un suo messaggio sul conflitto in medio Oriente, nel quale ha espresso dolore per il suo paese “in guerra” e ha chiamato i palestinesi ‘vicini’ senza nominarli.
Fra le altre protagoniste di Impact troviamo anche: Shirell, primo capo donna di una tribù nativa americana in Louisiana, che preserva le tradizioni della propria cultura, protegge la sua comunità e combatte per la difesa ambientale; la brasiliana Tuany, ballerina classica 23enne che ha ha aperto in una delle favelas più pericolose di Rio una scuola di danza per le bambine, così da offrire un luogo dove trovare speranza e allontanarsi dalla violenza e Kelsey, giovane surfista californiana che dopo aver perso la sorella gemella per il Covid, ha creato un programma terapeutico, a contatto con il mare e il surf, per aiutare le donne a affrontare e superare lutto ed esperienze traumatiche. Ogni storia è raccontata in meno di 15 minuti; si è deciso di farle debuttare su you tube per favorire la possibilità “che diventassero virali – aggiunge Gal Gadot -. Un obiettivo della serie è stimolare all’azione.
Tante persone vorrebbero impegnarsi per rendere il mondo migliore, ma non sanno come iniziare. La serie mostra come basti iniziare ad attivarsi nel proprio quotidiano, perché quelle azioni possono avere un effetto a catena, possono innestare un cambiamento enorme”. L’attrice si sente ispirata da tutte le protagoniste di Impact: “Hanno una grande passione e volontà per le cause per le quali combattono. Ci sentiamo molto spesso e dico a tutte che per quanto mi consideri fortunata a ritrarre un personaggio iconico come Wonder Woman, sono loro sono le vere eroine, perché vivono grandi difficoltà ogni giorno e non si abbattono ma reagiscono per cambiare le cose. E’ stato un onore poter condividere le loro storie, meritano di essere celebrate”.
Quando chiedono a Gal Gadot chi nella sua vita abbia avuto un’influenza forte lei risponde “mio nonno Abraham. E’ sopravvissuto all’Olocausto, ha perso tutta la famiglia a Auschwitz, e a guerra finita ha cominciato una nuova esistenza in Israele. Nonostante quello che ha affrontato non aveva dentro nemmeno una traccia d’odio verso gli altri, ha sempre celebrato la vita e unito le persone”.
Gadot, racconto donne che provano a cambiare il mondo – Cinema
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